CREATIVITÀ E PENSIERO DIVERGENTE

La creatività è un modo particolare di pensare che implica originalità, anticonformismo e fluidità, che rompe con i modelli esistenti introducendo qualcosa di nuovo. Essa si inserisce nel concetto più ampio di pensiero divergente inteso come la capacità di produrre una gamma di possibili soluzioni per un dato problema che non preveda un’unica risposta corretta1. Questa capacità ha sicuramente un ruolo nell’atto creativo che sia anche originale. Più ampia è la gamma di possibilità che siamo in grado di produrre, più alta sarà la probabilità che una di esse dia prova di creatività ed originalità.

Joy Paul Guilford distingueva tale modo di ragionare da quello scaturente dal pensiero convergente, che invece ha la tendenza all’uniformità sull’unica risposta che si ritiene accettabile a un problema. Ciò che l’autore ha tentato di dimostrare è che, dando rilievo al pensiero convergente, si tende a trascurare completamente il pensiero divergente e di conseguenza non si fa abbastanza per l’insegnamento e lo sviluppo della creatività nelle scuole.

Il docente dovrebbe, quindi, a prescindere dalla materia insegnata, incoraggiare il pensiero divergente negli studenti. Il cognitivista Jerome Bruner sosteneva che si tende a ricompensare solo le risposte giuste e a penalizzare quelle sbagliate, tale comportamento rappresenta la forma tipica del pensiero convergente che, ancora oggi, purtroppo è quello che prevale a livello educativo. Questo fa sì che il bambino eviti di cercare soluzioni nuove o originali nella risoluzione di un problema, perché ciò aumenta la possibilità di sbagliare. Tuttavia la produzione di una risposta diversa da quella convenzionale anche assumendosi i rischi di errore è insita nello sforzo creativo. L’insegnante dovrebbe essere preparato ad agire in un’atmosfera in cui tale sforzo sia incoraggiato e ricompensato piuttosto che in un clima educativo dove vengano approvate soltanto le soluzioni caute e convergenti. Ciò non toglie che anche l’atto creativo implica la verifica e la valutazione. La soluzione va verificata per vedere se funzionerà nella considerazione che anche il fallimento può aprire le strade a nuove idee che possono essere quelle giuste2.

Secondo Bruner il pensiero creativo è olistico perché produce risposte che hanno un’ampiezza superiore alla somma delle loro parti, viceversa il pensiero razionale e convergente è algoritmico in quanto in grado di produrre un’unica risposta. Entrambi i tipi di pensiero hanno un loro ruolo ma dovrebbero essere utilizzati per completarsi e sostenersi a vicenda senza essere considerati incompatibili. Le idee divergenti possono essere originali e di valore, ma possono anche essere banali ed inconcludenti; lo studio delle risposte dei bambini dovrebbe condurre l’insegnante a riconoscere quando i bambini stanno usando la loro immaginazione o quando stanno semplicemente tentando di sorprenderlo. L’incapacità di formulare tale giudizio fa correre il rischio di reprimere anche le idee buone. I bambini, in genere, sono naturalmente portati a vedere le cose secondo il pensiero divergente o, come dice Edward De Bono, il “pensiero laterale” e quindi a fare più domande e a trovare più soluzioni ai problemi senza paura di sbagliare. Nel momento in cui sono scolarizzati viene loro insegnato che sbagliare è la cosa più grave che possa accadere. Quindi, la scuola diventa un luogo in cui i bambini, invece di sviluppare e articolare il loro pensiero, lo standardizzano. In altri termini da piccoli siamo tutti creativi, ma crescendo ci insegnano a non esserlo più. l’adulto con una funzione educativa in un contesto educativo può influenzare le condotte dei bambini con il suo modus operandi3.

I bambini con propensione all’utilizzo del pensiero divergente se sostenuti da insegnanti che si affidano a processi mentali tipici del pensiero divergente ottengono ottimi risultati sul piano della creatività e il gioco, in particolar modo quello che si basa sulla narrazione, rappresenta un elemento indispensabile nello sviluppo della creatività del bambino. Alcuni metodi per far lavorare gli scolari in modo creativo sono le storie di rumori per cui l’insegnante fa ascoltare la registrazione di rumori insoliti e ne chiede il significato agli scolari; il perfezionamento di oggetti con cui si invitano gli alunni a rifinire o completare determinati oggetti; l’immaginare i problemi e le conseguenze che possono sorgere da una determinata situazione o da un oggetto; lo scrivere racconti con diversi finali, ecc. Oltre a queste tecniche, ce ne sono altre che facilitano le fasi del processo creativo e sono la “mappa mentale”, il “brainstorming” e “l’approccio combinato”.

L’approccio alla creatività ed al pensiero laterale (che per certi versi è simile a quello divergente così come quello verticale a quello convergente) è interpretato in modo originale dal De Bono, che sostiene che è utile e redditizio aiutare il processo creativo attraverso il ragionamento ed il pensiero. Egli propone un esercizio per affrontare i problemi da ottiche differenti. In pratica ogni bambino assume ruoli definiti allo scopo di dichiarare le sue posizioni, uscire dai suoi pregiudizi, considerare punti di vista alternativi; e fa ciò indossando un cappello di un particolare colore. Il Cappello bianco è neutrale e non esprime alcun giudizio, il cappello blu è la razionalità che stabilisce le regole del gioco; il cappello nero è l’avvocato del diavolo e rileva gli aspetti negativi di ogni cosa; il cappello giallo è l’avvocato dell’angelo che rileva gli aspetti positivi; il cappello rosso rappresenta l’emotività, le emozioni ed i sentimenti; il cappello verde, infine, indica sbocchi creativi, nuove idee, analisi e proposte migliorative, visioni insolite4.

Per trovare soluzioni davvero innovative, quindi, bisogna uscire dagli schemi prefissati, mettere in dubbio le presunte certezze e affidarsi ad associazioni di idee inedite. Occorre in definitiva, indossare tanti cappelli.

di Concetta Maria Randazzo

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1 Cfr. J. P. Guilford, “La creatività”, Beaudot, A. (a cura di) La creatività, Torino, Loescher, 1977.

2 Cfr. J. Bruner, La cultura dell’educazione. Nuovi orizzonti per la scuola, Feltrinelli, Milano, 2015.

3 E. De Bono, Il pensiero laterale, BUR, Milano, 2000.

4 E. De Bono, Sei cappelli per pensare. Manuale pratico per ragionare con creatività ed efficacia, BUR, Milano, 2013.

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